UN DIARIO CONTRO IL CULTO DELLA GUERRA

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È andato in scena ”Con animo imprescrittibile – Diario di un disertore”, per la regia di Nino Romeo

Il suggestivo Giardino Pippo Fava di Fabbricateatro, in via Caronda 82 a Catania, ha ospitato un’altra pièce teatrale di enorme impatto emotivo, “Con animo imprescrittibile – Diario di un disertore, per la regia e drammaturgia di Nino Romeo, attore, regista, drammaturgo fra i più citati del panorama italiano, nonché fondatore della Compagnia Gruppo Iarba di Catania.

Lo spettacolo è alla sua prima rappresentazione – replicherà in autunno – ed è stato scritto da Nino Romeo per dare corpo e voce al libro omonimo dell’amico Orazio Maria Valastro, classe 1962, sociologo, mitanalista e ricercatore indipendente, autore, scrittore, formatore e consulente autobiografico, specializzato nell’immaginario della scrittura autobiografica.

«Graziana (la protagonista, ndr) ed io abbiamo voluto rendere sulla scena la necessità del dire ad altri il percorso narrativo che Orazio Valastro ha compiuto quasi in solitario, con la poetessa Maria Gemma Bonanno, sua madre, a fargli da specchio poetico: abbiamo soltanto colto una necessità da una sua necessità»: queste le parole di Nino Romeo, legato a Valastro da profonda amicizia, affinità nel pensiero e negli ideali, ma anche da una stima intellettuale e artistica.

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Graziana Maniscalco in scena

Orazio Maria Valastro è affiliato alla Société internationale de mythanalyse, ed è fondatore e direttore scientifico di M@gm@ – Rivista internazionale di scienze umane e sociali. Le sue ricerche sono incentrate sulla pratica contemporanea della scrittura autobiografica, sull’immaginario nella scrittura di sé, sull’immaginario delle memorie collettive e dei patrimoni culturali immateriali, studiati come espressione privilegiata per comprendere le relazioni umane e i complessi ingranaggi della società. È ideatore di Thrinakìa – premio internazionale di scritture autobiografiche, biografiche e poetiche, dedicate alla Sicilia. Dal 2005 dirige gli Ateliers dell’immaginario autobiografico, fra i quali spicca quello di Le stelle in tasca, Odv della quale è presidente fondatore, e presiede all’Archivio della memoria e dell’immaginario siciliano. I suoi studi e le sue esperienze di vita lo hanno, infatti, condotto a specializzarsi sull’immaginario nella scrittura di sé, e hanno forgiato in lui l’abilità di accompagnare l’altro a fare l’esperienza della scrittura autobiografica, coniugando una pedagogia della memoria e dell’immaginario con un’etica dell’ascolto sensibile di sé e dell’altro. Ma la scrittura autobiografica non ha la finalità autoreferenziali, bensì è strettamente e inevitabilmente legata alle memorie culturali e morali di un’intera collettività.

Nel libro Con animo imprescrittribile – Diario di un disertore, pubblicato dalla casa editrice “Sensibili alle foglie”, l’autore narra le vicende conseguenti alla sua ferma opposizione all’obbligo di leva militare e al suo arresto per il reato di diserzione, avvenuto negli anni ottanta del Novecento, durante la sua prima giovinezza, a Catania. Ma l’opera non ha un taglio cronachistico e non rispetta l’ordine cronologico dei fatti. È la condivisione accorata di una fetta consistente della propria esistenza, in cui Valastro, seguendo soltanto il ritmo delle sue emozioni, ma senza mai perdere la lucidità, si racconta attraverso un dialogo con la madre, la poetessa Maria Gemma Bonanno, alla quale il libro è dedicato, e dà voce alle motivazioni e le convinzioni etiche che lo hanno spinto a disertare, rifiutando la cultura della guerra in tempi di pace. Una cultura che non rappresentava né i valori con cui l’aveva nutrito la sua famiglia d’origine né quel mondo che lo circondava e che stava cambiando. O forse di quel mondo che lui immaginava già trasformato, migliore. Orazio Maria Valastro non ha vacillato nemmeno di fronte alle paure e alle più ingiuste e bieche violenze istituzionali, vissute durante quella che si può definire un’odissea segnata da clandestinità, lunghi periodi di reclusione, anche all’interno di celle di isolamento, trasferimenti da una struttura penitenziaria all’altra, processi per reiterata diserzione. È stato recluso all’interno della Real Casa dei matti, nome con cui veniva chiamato un antico edificio del centro storico di Palermo costruito nel diciottesimo secolo, inizialmente adibito a convento, diventato poi negli anni 20 del Novecento un istituto psichiatrico, e successivamente un carcere militare. Oggi è una costruzione ormai in disuso che versa in stato di abbandono. Con quest’ultimo provvedimento, come racconta lo stesso Valastro, le istituzioni avrebbero potuto privarlo della percezione della percezione di sé stesso, stigmatizzandolo come soggetto deviante.

«Soltanto un esonero d’ufficio dal servizio militare ha posto fine a questa condizione

con un congedo assoluto, etichettandomi come sociopatico»: queste le parole scritte nel libro di Valastro, e rievocate poi nello spettacolo. Ma nessuna etichetta ha frantumato il suo sé, che l’autore ha mantenuto intatto grazie alla fede nei suoi ideali e ai contatti con la madre, insieme alla quale ha intrattenuto una lunga corrispondenza epistolare, con la famiglia, segnata dalla perdita del padre e del figlio di Valastro, e con gli amici, anch’essi disertori. Ma soprattutto grazie alla scrittura autobiografica, in quanto il libro è anche un dialogo fra il giovane Orazio di ieri, che ha esercitato il suo diritto a disertare in nome della libertà, diritto imprescrittibile di ogni essere umano, inalienabile e necessario come una seconda pelle, e l’Orazio di oggi, ancora eterno disertore, plasmato da quelle sofferenze e divenuto così un adulto consapevole, testimone di un’esperienza che oggi non appartiene più soltanto a se stesso, poiché è diventata un memorandum per la collettività intera. Un’eredità morale per essa e per tutta l’umanità.

A dare corpo e voce al racconto di Valastro è stata Graziana Maniscalco, attrice e regista riconosciuta a livello nazionale, membro del Gruppo Iarba, direttrice del Centro Teatrale Siciliano e moglie di Nino Romeo, la quale ha saputo empatizzare con i sentimenti dell’autore, destreggiandosi sulla scena con estrema sensibilità e impeccabile padronanza tecnica. Le musiche sono state curate da Giuseppe Romeo.

In un periodo storico in cui gli errori e gli orrori della guerra, come quella fra la Russia e l’Ucraina, che ci ha sconvolti quest’inverno, continuano a ripetersi in un ciclo senza fine, la testimonianza di Orazio Maria Valastro è un faro che può guidarci, impedendoci di deviare la rotta dal valore umano della pace ma opra ogni cosa, il valore della libertà, che è anche un diritto imprescrittibile, inalienabile e necessario come una seconda pelle per tutti gli esseri umani.